Erano tutti italiani e rispondevano agli ordini di un giovane mister bresciano, all’anagrafe Luigi Cagni per tutti semplicemente Gigi. Un allenatore che era arrivato a Piacenza nell’estate del 1990, quella italiana per eccellenza, ed era riuscito, a dispetto della sua poca esperienza, a regalare ai piacentini gioie più grandi dei gol di Schillaci. Dalla Serie C alla Serie A, in un paese che cambiava drasticamente faccia, in un mondo che mutava le sue frontiere. Era durata un solo anno la prima Serie A del Piacenza, così fu necessario il prologo della stagione 1994-1995 per continuare a tener vivo l’anacronistico sogno autarchico piacentino. In quel giugno, forse in maniera consapevole, Cagni era diventato ancora una volta il custode di un’utopia nazionale che andava controcorrente rispetto ai tempi. Il suo Piacenza funzionava bene con le sue radici locali, anche senza stranieri dai cognomi esotici e dal curriculum lungo due pagine. Questione di punti di vista, questioni di portafoglio soprattutto.