La prima e unica gioia europea dell’Ascoli

Il 16 novembre 1986, battendo il Bohemians, l’Ascoli conquistava la Mitropa Cup.

Due anni fa ad Ascoli, mentre si stavano organizzando i festeggiamenti per i 120 anni della squadra cittadina, qualcuno mise in circolo la voce che tra le coppe di proprietà del club ne mancasse una. Tra i trofei e i cimeli da riorganizzare in mostre dedicate ne era sparito uno. Non si trovava più. Svanito chissà dove. Non ne sapeva nulla la società, i magazzinieri che avevano lavorato per l’Ascoli e nemmeno la famiglia Rozzi storicamente legata al club. Si trattava della replica dell’unica coppa europea vinta dall’Ascoli. Era l’affascinante e semidimenticata Coppa Mitropa che i bianconeri fecero loro nel 1986.  Era, ovviamente, la copia della coppa che il “Presidentissimo” Costantino Rozzi aveva portato in trionfo davanti ai tifosi festanti del “Del Duca” in una giornata di metà novembre, mentre la squadra stava attraversando un periodo che faceva pandant con il grigiore tipico del momento. 

Erano i frivoli e ottimisti anni Ottanta, anni che per i tifosi dell’Ascoli significarono la presenza quasi fissa in Serie A, gli scherzetti alle grandi del calcio e la soddisfazione di un sesto posto nel campionato 1981-1982. Con Carletto Mazzone in panchina e l’Europa, quella dei grandi, che sfuggì per tre miseri punti. Fu una decade che vide solo un passo falso: la retrocessione nell’84-85. Una caduta all’inferno che servì però a mettere in bacheca un altro trofeo: il campionato di Serie B 85-86. L’Ascoli, guidato in panchina dalla Aldo Sensibile e Vujadin Boškov (direttore tecnico) e trascinato in campo dai gol di Massimo Barbuti, precedette il Brescia staccando così il biglietto per vivere l’emozione di un torneo europeo. Vincendo il campionato cadetto, infatti, si aveva il diritto di partecipare alla Coppa Mitropa. Una manifestazione che, dopo aver riunito i più grandi club mitteleuropei nelle prime 13 edizioni, e aver perso prestigio dal dopo guerra in poi, dall’edizione 1979-80, si era reinventata coppa delle neopromosse. Vi partecipavano, come tradizione, club italiani e della zona centro-orientale d’Europa. Quando toccò all’Ascoli gli altri partecipanti erano gli jugoslavi dello Spartak Subotica, il Vasas Budapest per l’Ungheria e i cecoslovacchi del Bohemians Praga. Il torneo – strutturato sulla formula di semifinali e finali – si giocò tra il 14 e il 16 novembre tra Ascoli e la vicina Porto Sant’Elpido.

I bianconeri arrivarono all’appuntamento nel momento più critico della stagione: annaspavano in campionato e Sensibile era appena stato esonerato in favore di Ilario Castagner. Tuttavia lo spessore modesto del primo avversario fu un brodino necessario a riscaldare la squadra e a ritemprare l’animo del tifo bianconero. Giuseppe Greco e Giuseppe Iachini sbrigarono la pratica già nel primo tempo rendendo inutile il gol di Njari. Significava finale. Dall’altra parte il Bohemians – squadra che soltanto tre anni prima era stata campione di Cecoslovacchia – aveva liquidato il Vasas con un perentorio 3-1 e si presentava al Del Duca con la voglia di rompere le uova nel paniere dei locali. E così sembrava dovesse andare, visto che fin dall’inizio il portiere ascolano Andrea Pazzagli aveva dovuto sfoggiare il meglio del suo repertorio per tenere inviolata la porta. Da parte cecoslovacca non mancavano elementi di qualità come il centrocampista Pavel Chaloupka che con la maglia della Cecoslovacchia aveva segnato anche all’Italia, in un match di qualificazione all’Europeo del 1984 giocato a San Siro.

Costantino Rozzi con la Mitropa sotto braccio.

La partita tuttavia rimase in equilibrio fino a quattro minuti del novantesimo quando l’arbitro fischiò un rigore per l’Ascoli per un tocco di mano del difensore Jymich. L’intervento non era chiaro, la massima punizione dubbia. L’unica certezza fu il gol di Fausto Bonomi che regalò il trofeo all’Ascoli e consegnò alla storia lo scatto del Presidentissimo Rozzi con la coppa sotto il braccio nello stadio che lui stesso aveva progettato. Come se quel 16 novembre tra i 22 in campo ci fosse stato pure lui, con il viso che raccontava la gioia di chi era consapevole di aver dato lustro internazionale a una città di provincia. Poco importava se l’Europa era quella di riserva, meno luccicante e ricca: la Mitropa era comunque un traguardo che impreziosiva la bacheca del suo Ascoli.

Tornando ai giorni nostri: il mistero sulla sparizione della Coppa Mitropa continua. Qualcuno dalle parti di Ascoli afferma sia una bufala, qualcun altro il contrario, altri ancora non ne sanno nulla ma sono convinti che la coppa ci sia ancora, lì dove è sempre stata nella sede del Club.

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