Carlo Ricchetti, il Re del taglio

Ero in vacanza nella costiera amalfitana, una sera a cena, in un ristorante di Vietri sul Mare, come capita spesso, ho attaccato bottone con il titolare e i camerieri che a turno venivano a servirci. Come altrettanto sovente succede, l’ariete per aprire il portone di una conversazione è il calcio. La mia passione e lo sport nazional-popolare per eccellenza: vista la zona e visto che i muri del locale facevano bella mostra di cavallucci e memorabilia granata, ho esordito parlando della Salernitana. Il discorso è scivolato velocemente dalla salvezza acciuffata per i capelli, nello spareggio con il Venezia, all’ultimo periodo d’oro del club. Il biennio di fine Millennio che portò in città il grande palcoscenico della Serie A e giocatori fortissimi come Marco Di Vaio o David Di Michele. Rimasi volutamente in silenzio quando parlò il titolare perché volevo ascoltare i ricordi dell’anno della promozione, della stagione 1997-98.

Mi aspettavo un elogio infinito ai gol a ripetizione di Di Vaio, del gioco di Delio Rossi o della tempra del biondo condottiero Roberto Breda. Invece il protagonista del suo racconto fu un numero 7, Carlo Ricchetti. L’uomo lo descriveva come un giocatore molto forte, un’ala destra imprendibile e dotato di colpi da autentico campione. Confesso che non lo conoscevo benissimo, sapevo che aveva iniziato nel Foggia nei lontani anni ’80, ma dovetti documentarmi un po’. Scoprii che, dopo qualche stagione in C1, Ricchetti assaggiò per la prima volta la B con i rossoneri pugliesi. Una sola stagione e lo spazio di 7 presenze prima di scendere ancora in C1 con Monopoli e Nola, per ritrovare la cadetteria con il Monza nel 1992. È un’annata avara di gratificazioni per l’ala nata a Foggia che lo porterà a lasciare la Brianza per tornare a Sud, questa volta con la maglia granata della Salernitana.

È l’estate del 1993 e la squadra campana si appresta ad affrontare il terzo campionato consecutivo in C1. A questo punto della storia, infatti, succede qualcosa: l’onesto professionista Ricchetti si trasforma partita dopo partita da centrocampista a padrone assoluto della fascia destra. Le sue sgroppate sono impossibili da arginare e il suo dinamismo è una spina costante per le difese avversarie, arrivano anche i gol, ben 6, e il posto fisso nello scacchiere tattico di Delio Rossi. La Salernitana conquista la Serie B chiudendo al terzo posto la stagione regolare e schiantando in finale la Juve Stabia in un particolare derby giocato al San Paolo di Napoli.

Ma la stagione 1993-94 è solo il primo piolo di una scala che in breve tempo ergerà Ricchetti a eroe dell’Arechi e lo porterà a raggiungere livelli mai visti prima. L’anno successivo, infatti, l’ala foggiana riparte con la stessa verve e anche nella categoria superiore, per lui fino ad allora ostica, riesce a mettersi in luce. La fascia destra è roba sua: scende in campo con i calzettoni abbassati che anche esteticamente lo connotano e poi spinge con le sue gambe che si muovono troppo veloci per tutti. Ma soprattutto con il suo movimento, i tagli  dalla mediana che lo mettono in grado di battere a rete e soprattutto gli valgono il soprannome di “Re del taglio”. Ricchetti, arrivato in punta dei piedi a Salerno, anche grazie alla sagacia tattica di Delio Rossi, è diventato uno dei giocatori più amati e rappresentativi di un club sempre più ambizioso.

Carlo Ricchetti insieme a Ciro De Cesare, suo compagno ai tempi della Salernitana.

La società, infatti, dopo un periodo d’incertezza viene acquisita dall’imprenditore Aniello Aliberti che culla, senza troppe riserve, il sogno di riportare i granata in A. Ricchetti è all’apice della maturazione atletica: ha 25 anni, è titolare in una piazza che ha grandi progetti e un tecnico visionario che fa dell’intensità e della corsa le sue armi vincenti. Così non è proprio una sorpresa quando, dopo un paio di annate al vertice, la Salernitana diventa la padrona del torneo 1997-98 dettando un ritmo irraggiungibile per tutti. In quella squadra uno degli stantuffi indispensabili per sviluppare il gioco offensivo di Rossi è proprio Ricchetti: i suoi movimenti, provati e riprovati in allenamento, sono fendenti sulle costole degli avversari. I suoi famosi tagli portano gol e punti importanti, il campo di gioco diventa una tela e lui un nuovo Lucio Fontana, meraviglioso interprete di un capolavoro atteso 50 anni. La serie A.

Una conquista che passa anche attraverso vittorie contro squadre sulla carta più deboli come Reggiana, Treviso, Genoa e Castel di Sangro, quattro partite in cui Ricchetti ha potuto scrivere il suo nome nell’elenco dei marcatori. Tra queste le firme più importanti, in termini di punteggio, sono quelle realizzate contro Genoa e Castel di Sangro mentre l’acuto più pregevole arriva nel 4-0 casalingo contro la Reggiana. “In maglia granata ho segnato diversi gol, – dichiarerà qualche anno più tardi Ricchetti – ma ritengo che il più bello sia stato quello siglato contro la Reggiana: torneo di B 1997-98, tiro dal limite dell’area e sfera che si insacca dopo aver incocciato la parte bassa della traversa.”*

L’azione del gol di Ricchetti contro la Reggiana

Nell’azione contro gli emiliani c’è infatti una sintesi di quel che è Ricchetti: la prestanza atletica, l’esplosività delle sue leve e soprattutto quel famoso taglio che è suo personale marchio di fabbrica. È un gol ininfluente, nello stretto computo del risultato, ma è la rete manifesto di Ricchetti in quella che è la stagione del suo apice come calciatore. La sua ultima in maglia granata, quando il palcoscenico smagliante della A era lì a portata di mano, o meglio a un taglio di distanza. Sarebbe stato bello veder il numero 7, un’ala vera, sfidare icone del calcio nazionale come Paolo Maldini e provare ad innescare la vena realizzativa del giovane Di Vaio. La storia decise per un’altra strada. A Ricchetti spettava un anno d’inferno in B con il Cesena, passato quasi per intero lontano dal campo, e poi una nuova discesa. In serie C a Castellamare di Stabia, a una manciata di chilometri da dove era nata la sua leggenda, dove era diventato il Re del taglio. Un’ala destra fortissima nella Salernitana più bella degli ultimi 70 anni, un numero 7 ricordato ancora durante una chiacchierata estiva, in un ristorante nel centro di Vietri sul Mare, nell’anno del Signore 2019.

*C. Barbarisi, Ricchetti: “Il popolo granata mi elesse re del taglio”, ottopagine.it
https://www.ottopagine.it/sa/sport/salernocalcio/97592/ricchetti-il-popolo-granata-mi-elesse-re-del-taglio.shtml – consultato il 27/09/2019

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