Dall’esordio in Nazionale all’amore per la provincia italiana. La storia di Jean-Pierre Cyprien
16 febbraio 1994 al San Paolo di Napoli la Nazionale di Arrigo Sacchi incontra la Francia di Aimé Jaquet. È una partita stramba, un amichevole di lusso che vede gli azzurri scendere in campo con una formazione sperimentale. I mondiali americani sono dietro l’angolo e Sacchi prova giocatori su giocatori. Sul fronte transalpino invece è in corso una rivoluzione tecnico-tattica che deve far smaltire in fretta la delusione del mondiale perso sotto i colpi di Emil Kostadinov. Così anche il CT francese si presenta con tanti volti inediti o quasi tra i quali spiccano i talenti Youri Djorkaeff e Christian Karembeu. Il primo ha il merito di risolvere la partita con un preciso diagonale che batte Pagliuca allo scadere del primo tempo. È il suo primo gol con i Bleus e la prima scintilla di un talento scoppiettante. La partita scivola via tra un cambio e un esperimento tattico. Per gli azzurri entrano i debuttanti Lorenzo Minotti, Andrea Silenzi e Massimiliano Cappioli. Per i galletti Vincent Guérin e Corentin Martins. In mezzo c’è spazio per il quarto esordiente della serata. Al ’73 il CT francese richiamo chiama in panchina Karembeu e getta nella mischia un venticinquenne che gioca nel Saint-Etienne. È un centrale di difesa nato a Guadalupe e si chiama Jean-Pierre Cyprien: non è giovanissimo ma le buone prestazioni con i biancoverdi valgono il palcoscenico del San Paolo. In quell’Italia che solo pochi mesi dopo tornerà incrociare la sua strada. Sì perché le prestazioni di Cyprien non hanno destato solo l’attenzione di Jaquet ma anche quella dell’entourage del Torino. Nell’estate del 1994, quella del rigore di Baggio sparata al cielo di Pasadena, Cyprien è un nuovo giocatore granata.
Ma il talento sembra non esser riuscito a valicare le Alpi. L’ombra delle Mole eclissa il francese che diventa presto un oggetto misterioso. A fine stagione sono solo due le presenze raccolte che valgono un biglietto di ritorno verso la Francia. Oltralpe lo aspetta il Rennes con cui Cyprien torna ai livelli del Saint-Etienne, ma è una luna di miele che dura il tempo di una stagione. Il richiamo di una nuova esperienza all’estero attrae in maniera irresistibile: il difensore che decide di dire sì al Neuchâtel Xamax e si trasferisce nella SuperLigue Svizzera. Per mettere radici nel campionato elvetico? Neanche per sogno. Dopo una stagione giocata ad alto livello, i radar dell’entourage di Mario Moroni si accendono. Per Cyprien è tempo di tornare in Italia, attraversare le Alpi e, questa volta tutto lo stivale, per fermarsi in Salento, al Lecce di Cesare Prandelli neopromosso in A.
I lupi pugliesi sono chiamati a mantenere la categoria e il francese sembra essere il profilo giusto per alzare il livello in difesa. Il campo dirà altro: il Lecce retrocede, chiudendo il campionato con la seconda peggior difesa del campionato: Lorieri e compagni vengono “perforati” 72 volte, peggio di loro solo la retroguardia dell’ultimissimo Napoli. Cyprien, a differenza di quanto avvenne a Torino, è un titolare fisso e scende in campo in 31 delle 34 partite di campionato. Anche su di lui pesa l’ombra di un insuccesso che costa ai giallorossi la A dopo solo una stagione e a lui l’appeal sul mercato. Non resta quindi che accettare il verdetto del campo e scendere di categoria.
Nel campionato 1998-99 il Lecce si presenta ai nastri di partenza della Serie B con una squadra affamata. In attacco lo svizzero David Sesa e l’italo-venezuelano Massimo Margiotta garantiscono gol e imprevedibilità, a centrocampo la vena realizzata di Francesco Casale si rivela l’arma in più del tecnico Sonetti che può contare anche sugli ultimi lampi di genio del “Principe” Giannini. Dietro Cyprien è il perno di una linea difensiva che si completa con William Viali, Marco Zamboni e Martino Traversa, e che a fine torneo si rivela tra le meno battute. Al termine della stagione il terzo posto arriva quasi da solo e il Lecce è di nuovo in A. Anche per Cyprien è il momento della rivincita. Dopo un’annata disastrosa, il purgatorio della B è servito a rilanciarlo ma dietro l’angolo non vi è la Serie A bensì la Champions League.
Il difensore infatti nell’estate del 1999 si accorda con il Marsiglia che, in qualità di vicecampione di Francia, ha diritto a disputare il massimo torneo continentale. L’esordio europeo è datato 29 febbraio. Si gioca il secondo turno della Coppa, al Velodrome arriva il Chelsea. Gli inglesi sono reduci da un biennio di successi in Coppa delle Coppe e Supercoppa Europea e sono un club in ascesa: davanti hanno i centimetri dell’attaccante norvegese Tore Andre Flo ma soprattutto la classe infinita di Gianfranco Zola. Il Marsiglia invece sembra essere la copia sbiadita di quello dell’anno prima: non ci sono più Blanc e Domoraud e contro gli inglesi non sono della partita Dugarry e Ravanelli. Sembra un copione già scritto, invece la linea difensiva composta da Abardonado, Blandeau e Cyprien riesce a reggere l’urto. I bianco-azzurri trovano anche il gol vittoria con Robert Pires è un momentaneo primo posto nel girone che comprende anche Feyenoord e Lazio.
Insieme al 16 febbraio, il 29 segna il punto più luminoso della carriera del difensore. A differenza dell’exploit con la Nazionale, però, la presenza contro il Chelsea non rimane la sola in Coppa. Una settimana dopo Cyprien è in campo dall’inizio anche nella sconfitta per 1-0 patita dal Marsiglia allo Stamford Bridge: rimane sul terreno di gioco 66 minuti prima di lasciare il posto a Iván de la Peña. Questi sì, saranno gli ultimi in Europa. Le altre partite del girone, Cyprien, le vedrà dalla tribuna: compreso il 5-1 subito contro la Lazio nella serata del poker di Simone Inzaghi passato alla storia. In campionato gioca di più ma la stagione per il Marsiglia è deludente: il quindicesimo posto finale in campionato mette tutti sulla graticola. Anche il difensore che finisce fuori dai piani del nuovo tecnico spagnolo Javier Clemente. Tempo quindi di cambiare aria, di rimettersi in gioco. È l’assist perfetto per finalizzare un nuovo ritorno in Italia. Ancora a Sud, ma questa volta sul versante opposto.
Il difensore infatti si accorda con la Salernitana guidata in panchina da Francesco Oddo che ha l’ambizioso compito di riportare la compagine in A. In squadra ci sono elementi come David Di Michele, Ighli Vannucchi e Fabio Vignaroli, e l’innesto del francese è il più classico dei tasselli portatori d’esperienza. Tuttavia già nel ritorno si intuisce che le cose non stanno andando nel verso giusto: Cyprien viene impiegato da titolare nelle gare di Coppa Italia con Cagliari e Ancona ma c’è qualcosa che rende irrequieto il ragazzo. Stenta a legare con l’ambiente e nella difesa a tre di Oddo è a disagio: dopo un mese di ritiro il difensore è già un pesce fuori d’acqua. Il 29 agosto arriva la rottura definitiva: Cyprien non si presenta all’allenamento della squadra. È già oltre confine, a Nizza con la moglie e la figlia.
Alla base della fuga le insanabili incomprensioni con il tecnico Oddo e un amore con la piazza mai sbocciato. Compagni di squadra e società sono presi in contropiede e il tecnico non può pensare che tutto dipenda da mere divergenze tattiche “Un calciatore deve giocare nel ruolo indicatogli dall’allenatore. Se fosse questa la ragione del suo abbandono, allora sarebbe davvero ridicola.” Se sia questo o meno il motivo della fuga di Cyprien non si capirà mai, fatto sta che la rescissione del contratto rimane l’ultimo atto di una storia che non è mai decollata.
Ma la traiettoria della carriera del difensore non prevede l’approdo definitivo in patria bensì un nuovo ritorno in Italia. Dopo la rescissione con la Salernitana, il Crotone, altra formazione di B, mette sotto contratto Cyprien. Il tecnico Giuseppe Papadopulo si affida ad una canonica difesa a quattro in cui il francese sembra trovarsi subito a suo agio. Tra i due scatta una naturale intesa e dalla vittoria interna contro il Piacenza del 22 ottobre è Cyprien a guidare il pacchetto arretrato. Da lì non si muoverà più per il resto della stagione. Il Crotone chiude il campionato con un sorprendente nono posto che vale una salvezza tranquilla. Cyprien è diventato uno dei perni dell’undici pitagorico ed è riuscito pure ad andare in rete contro il Monza regalando tre punti preziosi. Ma nella stagione del suo rilancio c’è spazio anche per un fatto controverso che porta il giocatore all’attenzione della cronaca nazionale.
Il 19 novembre allo Scida arriva il Torino: la partita per il Crotone si prospetta durissima, i granata sono una squadra di categoria superiore che può contare su giocatori come Ferrante, Asta e il fantasista Pinga. Il match è equilibrato e spigoloso, anche se è il Toro a portarsi in vantaggio con Ferrante e a ricoprire il ruolo di chi si deve difendere. Ma mentre la partita scorre, in campo si accendono scaramucce tra i giocatori. Tra queste vi è una particolarmente vivace che vede protagonista il torinista Stefan Schwoch e Cyprien; i due si cercano e si beccano anche se durante la partita nessuno subisce sanzioni. Il fattaccio avviene dopo: mentre le squadre rientrano negli spogliatoi Cyprien corre verso l’attaccante granata e lo butta a terra. A scatenare la rabbia del francese, si scopre nelle ore successive, sembra esserci un insulto razzista di Schwoch. L’attaccante avrebbe apostrofato Cyprien come “negro di merda”. Questa versione è confermata anche dal compagno di Cyprien, Domenico Giampà, tuttavia l’arbitro e i suoi assistenti non hanno sentito nulla e lo stesso Schwoch dichiara di non aver pronunciato quella frase. Dirà di aver insultato l’avversario con un più diplomatico “faccia di merda” ma di non aver utilizzato espressioni razziste. Il caso si chiude con una squalifica di quattro turni a Cyprien – poi ridotta a tre – e l’assoluzione con formula piena di Schwoch. “Se la giustizia sportiva è questa – dirà Cyprien – potrei smettere di giocare in Italia.” Qualche giorno dopo la partita, l’episodio trova il suo epilogo con le scuse in TV di Schwoch a Cyprien: viene placano il cicalio dei media ma non il brusio dell’opinione pubblica.
Increscioso “incidente” a parte, le strade tra il difensore e il club sembrano destinate a correre fianco a fianco almeno per un’altra stagione, invece, a sorpresa, Cyprien decide di lasciare la squadra. Per alcuni mesi il giocatore rimane disoccupato, prima di accordarsi con il Frejus, in quarta serie francese. Seguiranno i campionati con Pau e Cagnes, sempre nelle categorie dilettantistiche prima di ritirarsi dal calcio giocato a 37 anni senza esser più passare per l’Italia. Lasciando il dubbio che quella frase sulla giustizia sportiva italiana, pronunciata a caldo, dopo lo scontro con Schwoch non fosse una provocazione ma la promessa di un addio. Dell’abbandono in segno di protesta contro la peggiore delle offese.
Fonti: Valeri M., Che razza di tifo. Dieci anni di razzismo nel calcio italiano, Interventi Donzelli, 2010.
Fonti: Esposito F., Salernitana, fuga con giallo. Cyprien è tornato a casa, laRepubblica, 30 agosto 2000.